Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 5 agosto 2007 Marco Boato, deputato e presidente dei Verdi del Trentino, sta seguendo con preoccupazione il dibattito intorno alla nascita del Partito democratico, nel quale il Sole che ride non è direttamente coinvolto, ma la cui riuscita interessa naturalmente tutto il centrosinistra e l’Intesa democratica autonomista. «I Ds del Trentino, - dichiara Boato - come giustamente dice Letta e come direbbero anche Veltroni e la Bindi, non possono fare il Partito democratico senza Dellai e senza la Margherita ed è patetico Gianni Kessler quando dice che lo farà lo stesso. Nello stesso tempo però ritengo schizofrenico l’atteggiamento della Margherita». «Da quanto è emersa la candidatura di Enrico Letta – sostiene il deputato verde - la Margherita trentina si è quasi nella sua totalità proiettata nel sostenere il sottosegretario, ma poi dice che in Trentino non vuole costituire un Partito democratico ma un partito territoriale, usando una fraseologia che non significa nulla. È un grande bluff. Letta nella sua intervista difende questa scelta con una serie di capriole e un triplo salto mortale per farci stare dentro tutto. Non so cosa abbia in mente Dellai quando parla di partito territoriale. Se il suo modello è la Svp, dico che sarebbe pazzesco e inaccettabile perché la Svp ha come unica politica l’autotutela del Sudtirolo. Non posso immaginare un Trentino che si chiude in se stesso. Se non è questo, partito territoriale è una fraseologia priva di contenuto». «Sono d’accordo con Lorenzo Dellai - aggiunge Boato – quando dice che il Partito democratico non è sufficiente e quando sostiene che si deve allargare la coalizione al centro. Ricordo che anche nel 2003 c’era questa preoccupazione del centro e tra le liste che sostenevano Dellai c’era quella di Gubert, allora senatore che a Roma era nel centrodestra al governo. Io non mi considero della sinistra radicale e non trovo né scandaloso né indecente che Dellai si preoccupi di non lasciare spazi aperti al centro, anche se penso che ci si dovrebbe anche porre il problema di rafforzare la coalizione anche sul lato sinistra. Si cita spesso Illy, ma ci si dimentica di dire che nella sua coalizione ci sono sia Rifondazione che l’Italia dei valori». Il presidente dei Verdi nota però soprattutto che Lorenzo Dellai «non è il leader del Partito democratico ma è il leader di tutta la coalizione». «Prima o poi - sostiene Boato - l’Intesa democratica autonomista dovrà iniziare a porsi il problema di individuare le forme più adeguate di presentarci alle prossime elezioni. Purtroppo, Dellai in questi quattro anni ha investito troppo poco sulla coalizione, non è riuscito a creare una gestione collegiale. L’ultima volta che ci siamo riuniti è stato il 9 febbraio scorso. Allora Dellai disse che avrebbe convocato una riunione della coalizione al mese, ne sono passati sei e non ci siamo ancora rivisti». Il bilancio di Boato di questi primi quattro anni di legislatura è positivo dal punto di vista programmatico, salvo qualche caduta sul fronte ambientale (vedi Pinzolo-Campiglio per citare il caso più recente) e la mancata consapevolezza che la questione dei cambiamenti climatici è una priorità assoluta. Il deputato rilancia invece la critica, da lui più volte sollevata, dell’eccessivo accentramento del potere nelle mani della Margherita e del presidente Lorenzo Dellai. «L’errore della Margherita nel 2003 - dice Boato - è stato quello di presentare una lista in gran parte formata da sindaci e creare una gestione dei rapporti con i territori che ha fatto in modo che fosse vista solo come centro di potere, questo ha portato a riflessi molto negativi a livello dei territoriale, basti ricordare come sono andate le elezioni a Nago Torbole, Mori, Ala, Lavis, Rovereto e più di recente le vicende di Avio e della Rendena. Dellai si è reso conto di questi problemi ma non li ha affrontati e soprattutto non ha cercato di trovare una soluzione collegiale con la coalizione».
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MARCO BOATO |
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